Russia, Anton Shekhovtsov spiega l’influenza di Putin in Europa

Dalla guerra in Georgia del 2008, il presidente cerca una sponda nell’estrema destra Ue. Per rafforzare il consenso interno e per destabilizzare lo status quo. Seguendo, sottolinea il professore, il motto Divide et impera.

Cecilia Attanasio Ghezzi

In Europa l’estrema destra sale nei sondaggi, entra nei parlamenti e nei governi dove, come dimostra il recente caso austriaco, prende ministeri chiave. Sono partiti accomunati da euroscetticismo e cospirazionismo, ma hanno anche un altro tratto in comune: l’appoggio del Cremlino. Anton Shekhovtsov, Visiting Fellow all’Istituto di Scienze umane a Vienna nel suo recente Russia and the Western Far Right: Tango Noir (Routledge, 2017) esplora proprio questi rapporti.

UN FLIRT COMINCIATO NEL 2008. È convinto che tutto sia cominciato nel 2008, quando le élite russe si sono accorte che se potevano vincere militarmente la guerra in Georgia certo non riuscivano a guadagnarsi l’appoggio della comunità internazionale. A quel tempo filo-Putin erano solo i partiti di estrema destra, che poi sono quelli con cui i russi hanno coltivato i rapporti.

DOMANDA. Partiamo dall’attualità, si attendeva un accordo così vantaggioso per l’estrema destra austriaca?

RISPOSTA. Quest’accordo era nell’aria da maggio scorso, non poteva accadere niente di più scontato.

D. In quali rapporti è la Fpö con i russi?

R. La Fpö ha cominciato ad appoggiare il Cremlino in maniera molto chiara già nel 2008, cioè 10 anni fa. Solo l’anno scorso però ha firmato un «accordo di coordinazione e cooperazione» con Russia Unita, il partito di Putin. Ora che sono al governo probabilmente lo rinnegheranno. Ma in maniera ipocrita.

D. C’è un parallelo con forze politiche italiane?

R. Sì, con la Lega Nord di Matteo Salvini. Ha cominciato a cercare legami con la Russia sin da subito. Prova ne è che Alexey Komov, ambasciatore russo al Congresso mondiale delle Famiglie all’Onu nonché molto vicino agli ambienti degli oligarchi ultra-nazionalisti, era presente quando a dicembre del 2013 Salvini è stato incoronato a guida del suo partito. La sua Lega si è subito distinta per essere discretamente attiva nell’accreditare gli interessi russi in politica estera. A marzo di quest’anno anche loro hanno firmato un accordo con Russia Unita ma, a differenza di quello con la Fpö, l’accordo con la Lega è solo di “coordinazione”, non c’è “cooperazione” nel testo.

D. Cosa significa concretamente?

R. Che la Lega agli occhi del governo russo è meno potente della Fpö, ma che ci sono comunque gruppi interessati a sostenerla. Non dimentichiamo poi che anche Forza Italia ha diversi candidati pro-Cremlino. Non mi stupirei se gli amici di Putin dominassero le prossime elezioni

D. E il Movimento 5 stelle?

R. No, del loro coinvolgimento con la politica russa non ho alcuna notizia.

D. Il Cremlino segue una strategia precisa?

R. Lo scopo principale paradossalmente è di politica interna. Il Cremlino vuole rassicurare la sua opinione pubblica, convincerla che la Russia non è isolata, anzi che ha molti amici in Europa. Per questo la prima scelta ricade sui politici più in vista, quelli di larga maggioranza. Il piano A è quello di avere con loro buone relazioni e portandoli dalla sua parte.

D. E se non ci riesce?

R. Allora il Cremlino appoggia le forze che destabilizzano le democrazie liberali. E l’estrema destra gli fa gioco.

D. Ma questo non vale per quello che succede in patria…

R. Bisogna specificare che in Russia ci sono diversi gruppi di ultra destra. Quelli che sono leali, o quantomeno neutrali verso il Cremlino, vengono tollerati. Anche perché possono far comodo. Non dimentichiamoci che durante la crisi con l’Ucraina, il governo ha permesso che persone reclutate da gruppi ultranazionalisti varcassero illegalmente il confine per andare a combattere contro l’esercito ucraino. Poi c’è la destra che si oppone a Putin. Anzi c’era. Dal 2008 il Cremlino ha osteggiato in tutti i modi i gruppi nazionalisti di estrema destra non allineati. Direi che oggi non ce ne è praticamente più traccia.

D. Quali sono invece gli strumenti con cui la Russia manipola il panorama politico europeo?

R. Le fake news, la disinformazione, la black propaganda sono solo alcuni degli strumenti in campo. Voglio sottolineare ancora una volta che Putin si sente sotto attacco e cerca amici. E che li sceglie senza curarsi troppo dell’ideologia di cui sono portatori. Può essere l’ex cancelliere tedesco Schröder o il partito di estrema destra Afd. A lui non importa. L’importante è che si battano contro le sanzioni e che facciano attività di lobbing per la politica russa.

D. Ci sono flussi di denaro certificati?

R. Certamente il Cremlino investe nei media. Soprattutto quelli internazionali come Rt, Sputnik e, fin quando c’era, Voice of Russia. Ma sugli aspetti economici ci sono veramente poche informazioni pubbliche. Non sappiamo se siano finanziati anche i partiti di estrema destra. L’unico caso che conosciamo è quello del Front National di Marine Le Pen, ma bisogna sottolineare che si è trattato di un prestito che il Fn deve ripagare. Anche se poi la banca che gli ha accordato il prestito (la First Czech Russian Bank, ndr) è fallita. A parte questo, non circolano altre informazioni.

D. Ma il supporto russo ai gruppi dell’estrema destra europea, può veramente destabilizzare la Ue?

R. Il Cremlino non crea forze politiche in altri Stati. Ma sceglie di appoggiare, e possibilmente rafforzare, quei gruppi che sono già portatori di un’ideologia che mina lo status quo. Euroscettici, isolazionisti, protezionisti, cospirazionisti… Tutto fa brodo. Bisogna tener presente che Putin è convinto che l’Occidente sia in guerra con il suo Paese e che la Russia non possa competere con l’Unione europea se questa rimane unita e se l’asse atlantico non viene messo in discussione. Divide et impera, dicevano i romani.

First published in Lettera43